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Celebrazione n.2

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Condivido il seme della vita con ampie sfere
La sensualità è il loro canto, il loro amore,
Sono geishe truccate in un oriente del cazzo,
Organo flaccido simile al serpente che morde,
Sputa veleno, mangia, ingoia, si attorciglia,
E ha preso la propria coda e vitù come preda,
Che muore avvelenato con mille ampi spazi da affittare
Dentro la pelle viola, verde e ricca di placche cromate.
Il deserto è paziente, non urla, muore, gode, freme
Di beduini su cavalli assetati, animali razionali,
Razionati, merce nuova per nuovo scambio,
Occhio per occhio in un intreccio di nervi colossali,
Di strane forme elettriche che godono della composizione
Di un brusio paradossale e moderno per l'era del parto,
Quella del cubismo come logica nella scelta dei nomi.
Basta che la mente di subdoli per evocare la matita,
Con la mano attaccata nel concordare nuovi contratti tra croci e poliedri,
Per assicurare rendite sicure ai vermi che ignorano
La geografia moderna dei sogni che noi, simpatici,
Interpreteremo col sorriso immaginato dal coltello sul volto.
E se una biancaneve non sa cosa fare, ride, piange, odia,
Balla per le sue tette al vento e i capelli lisci,
Mentre un solo nano scrive di ipotesi abortite nel seno del mondo,
Lasciate marcire per un petrolio intellettuale che sia combustibile
Per grandi fuochi, falò di libri, luci da bacheche per collezionisti,
Piene di insetti dentro scatole comuni e farfalle naziste variopinte
Di parole e simboli poco osceni.
Le radici della santità sono incentrate
In pochi e brevi attimi di dubbio sulla volontà più elementare;
Nuove dottrine, malviste dai più scaltri,
Concepite come febbre di potere dai coglioni della naja,
Cedono al passo dell'uomo onori e piacere tipici
Di un amore a quattro stelle, di una sveltina al cloruro.
Inconsueta caparbietà delle donne sotto la stessa frequenza,
Riunite nella piazza, feconde, urlanti,
Mostrano i nuovi slogan usati nelle case di piacere,
Con le mani arse vive che chiedono ancora
Una propria indipendenza almeno nella morte degli affetti.
Perchè è facile scrivere con i guanti e una sciarpa,
Riconoscendo e risalendo l'anticaglia esteriore
Dei concetti mal espressi nel delirio,
Correggendo con scurrile abilità tagli poetici colmi di rabbia,
Rimediando alle prose prodotte da sinuosità casuali
Dettate dalle esalazioni di pellicole scadute del mercato.

Goccioliamo anche noi sangue di rosso ciliegia.

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